Biopsia liquida nei linfomi di Hodgkin e non-Hodgkin, tumore del polmone, colon e mammella
La caratterizzazione molecolare del tumore ( identikit genetico ) assicura al paziente il trattamento ottimale. Diagnosi e terapia antitumorale poggiano attualmente le basi su questo principio.
Affinché ciò possa avvenire è indispensabile un campione di tessuto neoplastico prelevato tramite biopsia, procedura chirurgica ambulatoriale dolorosa e particolarmente ostica se non addirittura impossibile in alcuni organi quali encefalo, pancreas, regioni periferiche del polmone o altri. Ragioni che, sommate, la rendono difficilmente ripetibile.
La possibilità di tenere sotto controllo una patologia ad alto grado di trasformazione come il tumore è al contrario offerta dalla biopsia liquida, semplice prelievo di sangue dal braccio sostitutivo dell’analisi diretta del tessuto.
L'esame avviene utilizzando il DNA libero circolante ricavato dalla componente plasmatica di un comune prelievo. Questo DNA deriva direttamente dalle cellule tumorali che, durante il loro ciclo vitale di proliferazione e morte, liberano nei liquidi corporei, incluso il sangue, parte del proprio DNA.
Si ha così a disposizione un quadro aggiornato sullo stato del tumore primitivo che garantisce la possibilità di adeguare la terapia con anticipo.
Il tempo, accanto all'invasività, è un’altra variabile importante da considerare: attualmente, infatti, il monitoraggio terapeutico avviene tramite diagnostica per immagini ( TAC, PET, e altre ), tecnica limitata nel rilevare masse tumorali particolarmente piccole e non-ripetibile in modo frequente a causa dell’utilizzo di radiazioni ionizzanti ( ogni 8-12 settimane ).
La biopsia liquida, invece, fornisce una risposta a sole 3-4 settimane dall'inizio della terapia accanto al vantaggio, dato dalla minima invasività, di permettere prelievi seriali durante il decorso di malattia garantendo il monitoraggio con maggiore frequenza e tempestività nell'eventuale diagnosi di una progressione malattia o di una recidiva.
L’utilizzo estensivo della biopsia liquida è stato reso possibile grazie all'introduzione delle tecniche di sequenziamento NGS ( next-generation-sequencing ) le quali, assai più sensibili di quelle convenzionali, sono in grado di analizzare anche le esigue quantità di DNA presenti nel plasma.
La pratica, che avviene all’interno di protocolli clinici, non è ancora consolidata per una serie di ragioni tecniche che necessitano, anche, di ulteriori sviluppi tecnologici.
Presso il CRO è attivo uno studio multicentrico italiano-svizzero, nell’ambito del quale sono arruolati pazienti affetti da linfoma sia del tipo Hodgkin che del tipo non-Hodgkin i quali sono seguiti nel tempo mediante lo studio molecolare su biopsia liquida di un pannello originale di 84 geni, tutti selezionati per il loro ruolo nella patogenesi molecolare di queste malattie.
L’analisi dei risultati consentirà di valutare l’impatto della biopsia liquida nella gestione dei pazienti affetti da linfoma, prospettandone il suo inserimento nella pratica clinica quotidiana.
All’interno di un protocollo clinico in fase di standardizzazione è offerta la biopsia liquida ai pazienti con tumore del polmone e del colon, patologie per le quali è possibile ricercare e valutare la presenza di specifiche mutazioni a carico dei geni EGFR, KRAS, NRAS e BRAF.
Si stanno sviluppando analoghi approcci per il tumore del polmone positivo al riarrangiamento del gene ALK e per il tumore della mammella di tipo luminale, per la ricerca di mutazioni per il recettore dell’estrogeno, ESR1.
Per queste due patologie è stato dimostrato che le terapie target contro ALK e contro l’attivazione di ESR1 inducono frequentemente la comparsa di mutazioni nei rispettivi geni, che rendono i pazienti non più responsivi alle terapie mirate.
Il CRO, in collaborazione con l’Università di Udine, Trieste e Nijmegen ( NL ), ha sviluppato un metodo innovativo per il rilevamento di cellule tumorali circolanti.
Tale metodo, anziché riconoscere le cellule tumorali dal loro aspetto fisico o dalla presenza di marcatori molecolari, ne rileva l’alterato metabolismo, similmente a quanto fa la PET nella diagnostica per immagini.
La tecnica, che sfrutta la tecnologica microfluidica, ha il vantaggio di utilizzare reagenti a basso costo, di rilevare cellule tumorali circolanti vive e metabolicamente attive, indipendentemente dalla loro forma esteriore, e di isolarle vitali senza modificarle con traccianti esterni, rendendo più agevole effettuare analisi molecolari a valle.
Il prototipo è in corso di validazione in uno studio pilota sul carcinoma alla mammella.
In tale studio viene valutato il significato clinico delle cellule tumorali circolanti metabolicamente attive e vengono approfondite le loro caratteristiche molecolari. ( Xagena Medicina )
Fonte: IRCCS CRO Aviano, 2017
Xagena_Salute_2017
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